Nell’era moderna una nuova paura si fa strada e un nuovo termine viene coniato ad hoc per identificarla. Stiamo parlando della nomofobia, nuova parola (anche se viene dal greco antico) da imparare, con cui si indica la paura di perdere il proprio cellulare. Ebbene sì, al giorno d’oggi smarrire il proprio telefonino per alcuni può essere un avvenimento drammatico, che può gettare nel panico più totale.

Vi sembrerà una reazione spropositata, eppure è così, e a confermarcelo c’è uno studio di tutto rispetto. Lo studio in questione, commissionato dalla società SecurEnvoy, specializzata in sicurezza digitale, è stato condotto da un team esperto di ricercatori inglese. Dai risultati è emerso che su un campione di ben mille intervistati il 66%  ha manifestato una seria paura di perdere il telefonino. Addirittura, è venuto fuori che le persone intervistate, proprio prese dalla continua ansia di perdere di vista il loro amato telefonino, controllano ripetutamente di averlo con sé, arrivando ad accertarsi della sua presenza ben 34 volte nell’arco di una sola giornata.

Del resto questi dati non dovrebbero poi stupirci così tanti se li mettiamo in relazione con un altro sondaggio, pubblicato dal Digital Journal e che si data un po’ prima rispetto allo studio inglese che vi abbiamo appena riportato, il quale rivela un dato ancora più sconcertante: il 75% delle persone intervistate non lascia il suo telefonino neanche quando va in bagno. Dunque il telefonino sarebbe un bene preziosissimo, da portare sempre e comunque con sé. A pensarla così, rimanendo in ambito di percentuali, sarebbe il 70% delle donne, mentre gli uomini a soffrire di nomofobia sarebbero “solo” il 61%.

Questa paura si manifesta in modo non diverso dalle altre fobie, e in questo caso è il pensiero di perdere il telefono a gettare chi soffre di nomofobia nello sconforto assoluto. Il motivo è presto detto: il cellulare contiene un’infinità di dati personali, e a volte anche qualche piccolo segreto…Analisti sociali sono pronti ad approfondire questa nuova nevrosi, dunque c’è da scommeterci che presto ne sapremo di più.

Fonte immagine: radio-zero.com.ar