Da un bel po’ di anni, ormai, si sente parlare delle famose pedane vibranti, svendute nelle televendite e fatte pagare a peso d’oro nei centri estetici dove si effettuano i cicli di sedute con pedane di altissima qualità (e prezzo!).

Ma su cosa si basa il principio di Bosco, l’ideatore di questo attrezzo da fitness? In pratica, ognuno di noi sa che, quando va in palestra, vuole ottenere miglioramenti dal proprio corpo grazie ad un incremento costante dell’allenamento e del carico di lavoro. Il problema è che spesso il sovraccarico può essere limitato non solo dalla nostra elasticità, ma anche da eventuali infortuni dovuti spesso agli esercizi ginnici. Tutto ciò rallenterebbe molto l’avanzamento verso un ottimo stato di fitness.

È proprio qui che arriverebbe l’utilità della pedana vibrante, che promette di far ottenere miglioramenti della tonicità muscolare minimizzando il rischio di infortuni e traumi, il tutto grazie all’impulso di vibrazioni di piccola durata e alta intensità. Queste vibrazioni sono comprese fra i 10 e i 60 Hz, e mentre la pedana oscilla l’utilizzatore deve assumere le posizioni consigliate dal display secondo un programma personalizzato.

La domanda fatidica è se funziona o no. Diciamo “sì e no” a seconda di ciò che si vuole ottenere: non fa aumentare la muscolatura come il body building, non brucia i grassi come le attività aerobiche, non allena il cuore. Tuttavia, non provoca infortuni a livello di articolazioni e legamenti, e può essere utile nei casi più delicati in cui vi sia una difficoltà ad avvicinarsi al fitness vero e proprio, tipo nel caso di persone con una grave obesità o di anziani con problemi ortopedici.

Si stanno inoltre mettendo in atto degli studi per capire se la pedana vibrante aiuta a combattere l’osteoporosi. Infatti è risultato da alcuni studi che questo attrezzo possa favorire l’aumento della densità ossea così come il rafforzamento dell’asse trasversale.