La dieta vegetariana ha una marcia in più quando assume i toni delicati provenienti direttamente dall’Oriente, e più precisamente dal Giappone: la dieta vegetariana, coi colori dell’Est, si arricchisce di nuovi principi per star bene, diventando dieta “macrobiotica”.

In particolar modo il principio guida della dieta macrobiotica riprende l’unione cosmica tra le due energie fondamentali, ovvero yin e yang. Non a caso anche i cibi a cui si fa riferimento non sono più guardati attraverso la lentina d’ingrandimento puntata sulle calorie, bensì su varie classificazioni opposte e complementari, proprio come yin e yang insegnano: i cibi yin saranno freddi e dolci, quelli yang salati e aggressivi, proprio come le interpretazioni rispettivamente dell’energia femminile (yin) e maschile (yang).

La caratteristica fondamentale per ogni tipologia di cibo nella dieta macrobiotica è la loro naturalità, e possibilmente si deve trattare di alimenti “crudi” e poco manipolati chimicamente. Si tratta di un’alimentazione con pochissimi grassi, che porta dunque ad una riduzione di rischi di malattie come tumori, ipertensione, ictus e attacchi cardiaci.

Tuttavia, trattandosi di una dieta che prevede l’esclusione di alcuni cibi (come le carni grasse, i latticini, gli zuccheri, le patate, le zucchine, le uova, i salumi, i frutti tropicali e vari altri alimenti), si rende spesso necessaria la supervisione di un nutrizionista che vada a individuare eventuali carenze nell’alimentazione, creando dei menù adatti a tenerle a bada e somministrando degli integratori di vitamine, ferro, proteine e calcio che possano ovviare alla loro spesso scarsa presenza negli alimenti scelti per la dieta quotidiana.

Per fare un esempio di giornata alimentare “macrobiotica”, a colazione si potrebbe assumere del caffè d’orzo con fette biscottate integrali (eliminando al contrario il caffè classico che non è ammesso in questo tipo di regime dietetico); a pranzo e a cena, invece, si potrebbero mangiare dei gustosissimi piatti a base di cereali integrali, legumi e verdure cotte, o ancora delle pietanze a base di soia. Se si sente la necessità, molto raramente si può fare uso di pesce, evitando però la frittura come metodo di cottura.

Mangiare macrobiotico non vuol dire rinunciare al dessert! Tra i vari dolci macrobiotici, vi è una ricetta davvero molto deliziosa chiamata “torta di kamut”. Ecco come si prepara:

  1. Preparare mezzo chilo di carote biologiche lavate, e tritarle col mixer. A questo punto si cospargono con un po’ di succo di limone per evitare che si anneriscano, e si mettono in frigo.
  2. Mettere 200 g di farina kamut in una terrina e aggiungervi mezzo cucchiaino di sale, il cremor tartaro, la scorza di un limone biologico grattugiato, un po’ di essenza di fiori d’arancio, 200 g di malto di grano, 150 g di burro di soia, un cucchiaio di miele grezzo.
  3. Lavorare con le mani l’impasto, mentre vi si aggiunge gradualmente del latte di riso a temperatura ambiente, finché si forma una bella pasta elastica.
  4. Disporre il dolce a cupola nella teglia appena unta col burro vegetale e infornare per 50 minuti a 200°, finché la torta si dorerà e si cuocerà per bene.
  5. Dopo 50 minuti, far intiepidire la torta fuori dal forno, toglierla dalla teglia e tagliarla precisamente a metà in orizzontale. Spalmare della confettura biologica di pesche alternata con una crema morbida (ottenuta dall’unione di 100 g di panna di riso con 3 cucchiai di crema di mandorle e malto di grano per 100 g). Poi stendere lo strato di carote precedentemente tritate e mescolate a dell’altro malto per 100 g.
  6. Ricoprire il dolce con la calotta superiore e creare sulla superficie dei puntini decorativi con la crema di mandorle.

E a questo punto si può dire che una dieta non è mai stata così dolce!

Fonte immagine: ricette-dietetiche.it